Appunti da Amsterdam

La Vertalershuis è una casa gestita dal Letterenfonds, l’ente che promuove la letteratura olandese e fiamminga all’estero. Si trova ad Amsterdam, in un’area residenziale non lontana dal quartiere dei musei. Lo scopo della Vertalershuis è ospitare traduttrici e traduttori stranieri alle prese con un testo di letteratura nederlandofona, offrire loro vitto, alloggio e un ambiente tranquillo e al contempo stimolante. Insomma, coccolarli.

Le stanze sono poche e in genere la residenza è riservata a chi ha più esperienza o traduce libri più complicati – le due cose tendono ad andare di pari passo. Quest’anno, però, è stato deciso di aprire le candidature anche alla “gioventù”, e ciò spiega perché sto scrivendo queste righe dalla stanza Andreas Burnier, al secondo e ultimo piano di Van Breestraat 19, Amsterdam.

L’idea è tenere una sorta di diario di questa residenza di traduzione, dato che non so se e quando mi ricapiterà. Qui di seguito alcuni pensieri sul primo giorno in terra arancione.

  • Le Vertalershuis è stata restaurata e re-inaugurata a giugno, tre mesi fa. Per le scale c’è ancora un vago e tutto sommato piacevole odore di vernice, le scrivanie paiono appena uscite dal negozio e ho quasi paura a toccare il piano lavoro della cucina, che ancora sberluccica.
  • Le scale, come in ogni vecchia abitazione olandese, sono un dramma. Mi viene da dire che la pendenza si attesta al 45%, ho già messo più volte le mani sul pianerottolo per completare una rampa. Non vorrei esagerare, ma credo di aver raggiunto rifugi alpini con maggiore agio.
  • (La cosa divertente è che sono ricoperte di velluto rosso, tipo red carpet hollywoodiano, ma se cadi e ti rompi un braccio puoi dire che ti è andata bene).
  • (Ho provato a portare in stanza una tazza di caffè, quindi senza aggrapparmi al corrimano. Per citare DFW, “una cosa divertente che non farò mai più”).
  • Ogni stanza prende il nome di un autore o autrice olandese: al piano terra Willem Frederik Hermans, al primo piano Hella Haasse e Annie M.G. Schmidt, al secondo piano Anton de Kom e, per l’appunto, Andreas Burnier.
  • (L’autore Andreas Burnier era in realtà 1. un’autrice (queer ante litteram) e 2. una criminologa. Anton de Kom è stato uno scrittore surinamense anti-coloniale (quindi anti-olandese) che ha combattuto per i Paesi Bassi durante la Seconda guerra mondiale. Il secondo piano è decisamente il più progressista dell’edificio.)
  • Nella stanza Anton de Kom c’è un traduttore israeliano che ho salutato mentre era all’affannosa ricerca di carta igienica in uno sgabuzzino. Mi sembrava un po’ di fretta, immagino ci saranno altre occasioni per fraternizzare.
  • Di fatto questa residenza è una specie di appartamento Erasmus al contrario: cucina e soggiorno in comune pulitissimi, inquilini tendenzialmente silenziosi e poco propensi – per inclinazione e/o scadenze incombenti – a fare festa.
  • Al mio arrivo una persona dell’organizzazione mi ha fatto fare il tour della casa. Arrivati in camera, una delle prime osservazioni è stata: “Ah, nonostante la ristrutturazione, sembra che lo scarico della doccia non funzioni benissimo. Buttaci un occhio, ogni tanto, e per favore evita di allagare il piano”.
  • A oltre dieci anni dall’ultima volta, ho messo piede in un supermercato olandese e ne sono rimasto semi-traumatizzato. Volevo prendere due yogurt bianchi normalissimi e ne sono uscito con due yogurt alla soia aromatizzati alla vaniglia. Non so ancora bene perché.
  • Ogni prodotto ha indicato sulla confezione il punteggio Nutri-score, quindi fare la spesa equivale a una serie interminabile di giudizi morali sulle tue scelte alimentari. Forse anche per questo motivo sono uscito dal supermercato con un sacchetto di granola (A) e dei burger vegani (B) che non so quanto volessi davvero.
  • (Ho sfruttato una falla nel sistema e ho trovato un vasetto di burro d’arachidi incredibilmente privo di punteggio Nutri-score. Quindi potrebbe fare sia bene che male, una sorta di pindakaas di Schrödinger).

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